La consulenza sessuale, secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) è “quell’attività di sostegno capace di aiutare individualmente persone in difficoltà ad assimilare le loro conoscenze e trasformarle in stili di vita soddisfacenti e comportamenti responsabili”.
Le più recenti ricerche dimostrano che più del 50% della popolazione ha vissuto o vive, in maniera più o meno persistente, una disfunzione sessuale, sia individuale che di coppia. Spesso, comunque, il sintomo sessuologico in una coppia è solo la punta di un iceberg di conflitti relazionali più profondi, di lotte di potere che spostano la scena nella camera da letto.
Un disturbo sessuale è una manifestazione cognitiva (di pensieri e di emozioni) e comportamentale (sia individuale che relazionale) che è considerata sgradevole dal soggetto stesso e che tende ad automantenersi. In questa definizione sono due le caratteristiche che differenziano un disturbo sessuale da un qualsiasi altro comportamento sessuale, la sgradevolezza e l’automantenimento.
Ancora oggi, chiedere aiuto ad uno psicologo se si sta vivendo un momento di difficoltà, non è così facile e spontaneo; insomma non è automatico come andare dal dentista se si ha dolore per una carie! Si fa molta fatica ad ammettere di avere un problema e soprattutto a cercare qualcuno con specifiche competenze per farsi aiutare a risolverlo. Se si parla poi di un problema di natura sessuale, la vergogna e l’imbarazzo aumentano.
È fondamentale, come sempre per noi psicologi, una buona analisi della domanda. Mi spiego meglio.
Esistono le cosiddette “false domande sessuologiche”, cioè richieste che a volte hanno solo bisogno di una consulenza di chiarimento o di una rassicurazione di “normalità”.
Oppure può capitare che si rivolga a me una persona con la specifica richiesta di risolvere un presunto disturbo sessuale. Dopo un’analisi della storia del soggetto in questione e delle sue relazioni, mi trovo spesso a ridefinire il campo di azione terapeutica; cioè il sintomo sessuale viene interpretato come il campanello di allarme di qualcosa che non funziona a livello individuale o relazionale di coppia e si va prima a risolvere quello, piuttosto che utilizzare da subito tecniche specifiche per il sintomo sessuale che non risolverebbero comunque il problema a monte.
Allo stesso modo, anche in quei pazienti che si presentano da me con altre problematiche psicologiche (ansia, disturbi dell’umore, sintomi psicosomatici…), la sessualità è un’area che indago sempre, proprio perché, avendo come obiettivo il benessere psicofisico della persona che a me si rivolge, posso avere importanti indicazioni e la persona capisce che, se c’è un disagio in quell’area che fino ad allora non aveva espresso apertamente, si può affrontare con serenità.
Ora, vediamo insieme quali sono le disfunzioni sessuali maschili e femminili.
Una disfunzione sessuale è caratterizzata da un’anomalia del processo che sottende il ciclo di risposta sessuale, o da dolore associato al rapporto sessuale.
Il ciclo di risposta sessuale normale può essere diviso nelle seguenti fasi:
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Desiderio: questa fase consiste in fantasie sull’attività sessuale e nel desiderio di praticare attività sessuale.
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Eccitazione: questa fase consiste in una sensazione soggettiva di piacere sessuale e nelle concomitanti modificazioni fisiologiche. Le principali modificazioni nella donna sono la vasocongestione pelvica, la lubrificazione e la dilatazione della vagina, la tumescenza dei genitali esterni. Le principali modificazioni nel maschio sono la tumescenza del pene e l’erezione.
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Orgasmo: questa fase consiste in un picco di piacere sessuale, con allentamento della tensione sessuale e contrazioni ritmiche dei muscoli perineali e degli organi riproduttivi. Nella femmina vi sono contrazioni (non sempre percepite soggettivamente come tali) della parete del terzo esterno della vagina. Nel maschio vi è la sensazione di inevitabilità dell’eiaculazione, seguita dall’emissione di sperma.
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Risoluzione: questa fase consiste in una sensazione di rilassamento muscolare e di benessere generale. Durante questa fase, i maschi sono fisiologicamente refrattari ad ulteriori erezioni ed orgasmi per un periodo variabile di tempo. Al contrario, le femmine possono essere in grado di rispondere a nuove stimolazioni quasi immediatamente.
I disturbi della risposta sessuale possono verificarsi in una o più di queste fasi.
Sia nell’uomo che nella donna i disturbi della fase del desiderio sono il desiderio ipoattivo o l’avversione sessuale.
Il disturbo più comune della fase dell’eccitazione nella donna si manifesta con la mancanza di eccitazione sessuale e di lubrificazione vaginale, mentre nell’uomo si manifesta con il disturbo dell’erezione (impotenza).
Nell’uomo il disturbo più comune della fase dell’orgasmo è l’eiaculazione precoce, anche se esistono uomini che hanno eiaculazione ritardata, impossibile o non piacevole, mentre nella donna è molto comune l’anorgasmia (impossibilità di raggiungere l’orgasmo).
Esistono poi i cosiddetti disturbi da dolore sessuale, ovvero la dispareunia, sia maschile che femminile, che consiste in un coito doloroso, solitamente dovuto a cause organiche, o il vaginismo femminile, involontaria contrazione della vagina che impedisce la penetrazione, dovuto (nel 95% dei casi) a cause prettamente psicologiche.
Per ogni disturbo ci sono delle specifiche tecniche di trattamento.
Il messaggio che voglio mandare a chi legge questo articolo è di non vergognarsi di affrontare i propri problemi; se presi in tempo, si può evitare che diventino sempre più grandi e si cronicizzino; chiedere aiuto ad un esperto in un momento di difficoltà è segno di grande responsabilità verso se stessi e sinonimo di “volersi bene”. Non sempre si può riuscire a “cavarsela da soli”. Quando si è dentro il problema, si è troppo emotivamente coinvolti per capire bene cosa sta succedendo e l’aiuto e il supporto di un professionista può giovare enormemente, sia nell’accettazione che nella risoluzione del problema stesso.