I bisogni specifici dei figli che vivono la separazione dei genitori sono quelli di essere ascoltati, informati e non sentirsi “gli unici” a vivere questo problema. A volte l’attenzione dei genitori focalizzata a risolvere le “proprie” questioni non lascia spazio all’ascolto delle necessità del figlio. Ma il bambino senza spazio di parola non può esercitare la propria funzione riflessiva ed elaborare ciò che accade intorno a lui, indipendentemente dall’età.
Dalle ricerche emerge che solo il 5% dei bambini è stato informato esaurientemente dai genitori ed incoraggiato a fare domande; alla maggior parte dei figli non vengono comunicati in modo adeguato i cambiamenti che li riguardano nella vita quotidiana (“tanto è piccolo, non capisce…”). Questa mancanza di notizie incrementa il disagio che i bambini vivono immediatamente dopo la separazione e aumenta le loro fantasie negative.
Quando i genitori “ammettono” il proprio dolore, anche i figli saranno/si sentiranno autorizzati a fare altrettanto e potranno così superare il timore che le proprie parole possano apportare ulteriore dolore ai genitori stessi. Solo la parola può aiutare i bambini a registrare gli eventi, elaborare la sofferenza e la perdita, comprendere e dare un senso alla separazione.
Per poter andare al di là dell’evento critico in sé e portare in salvo la fiducia e la speranza nei legami, oltre al fattore tempo, ciò che risulta assai importante è il livello di collaborazione possibile e di riconoscimento reciproco tra genitori. Fondamentale è facilitare l’accesso del figlio alla storia delle due famiglie di origine.
La risorsa del Gruppo di Parola
“Trattare i sentimenti” è un fattore prognosticamente favorevole per affrontare le difficoltà della separazione, laddove per trattare si intende poter elaborare l’evento critico in una prospettiva di senso.
Il Gruppo di Parola è una risorsa in cui i figli di famiglie separate possono mettere parole sul dolore ed intraprendere un lavoro di ricerca di senso rispetto a quanto accaduto, prefigurare nuovi scenari di vita sotto due tetti.
La partecipazione al Gruppo di Parola non cambia magicamente il contesto quotidiano dei bambini, ma offre un’occasione per accedere ai sentimenti e nominare le difficoltà di tutti i giorni, “attrezzando” i partecipanti, affinché essi stessi, forti del gruppo, reperiscano soluzioni vivibili e migliorino la comunicazione con i genitori.
Il poter frequentare un tempo e un luogo sia pur breve (4 incontri a cadenza settimanale della durata di 2 ore ciascuno) in cui prendere parola sulle vicende drammatiche di casa, verbalizzando le proprie paure e desideri, rappresenta una risorsa per questi figli, affinché non subentri la banalizzazione, l’indifferenza o il cinismo… Ciò di cui non si parla infatti equivale a qualcosa da nascondere, di cui vergognarsi.
Metodologia e strumenti del Gruppo di Parola
1. Finalità e obiettivi
“Iscrivere il proprio figlio a un Gruppo di Parola è per lui un’opportunità per vivere meglio le trasformazioni che attraversano la famiglia”.
Il Gruppo di Parola non ha alcuna finalità terapeutica, nel senso che non presuppone uno stato di “malattia” dei figlio e la relativa necessità di cambiamento, ma certamente tiene conto della sofferenza vissuta.
Le finalità dell’intervento mirano a fornire ai bambini e ai loro genitori competenze utili per facilitare la comunicazione e la risoluzione dei problemi connessi alla separazione, offrire un ambiente sicuro in cui poter parlare dei loro pensieri, sentimenti, dubbi, speranze e raccontare le loro esperienze, imparando ad affrontare le situazioni difficili che seguono la riorganizzazione familiare.
2. Composizione e tempi del gruppo
Solitamente il Gruppo di Parola comprende non più di 8/10 partecipanti tra i 6 e i 12 anni. Ognuno dei 4 incontri, a cadenza settimanale, sempre nello stesso giorno, dura 2 ore. L’organizzazione del percorso prevede 3 incontri dedicati ai figli e nel 4 incontro sono attesi anche i genitori nell’ultima ora di lavoro. Il Gruppo di Parola è breve ed ha finalità circoscritte; ciò che si auspica è la messa in movimento di un “circolo virtuoso” nello scambio relazionale tra genitori e figli. Alla fine degli incontri, per i genitori che lo desiderano, si offre un ulteriore incontro focalizzato sul figlio, le sue reazioni durante il percorso, i problemi evidenziati, le prospettive future.
3. L’oggetto comune
La separazione dei genitori è l’oggetto comune, che viene ricordato ai partecipanti all’inizio di ogni incontro. All’interno dello spazio “gruppo” si può parlare (con diversi linguaggi) delle emozioni, delle paure, dei conflitti, in maniera meno “pericolosa” che nel rapporto uno-a-uno. Allo stesso tempo i partecipanti possono osservare le reazioni dei loro coetanei di fronte allo stesso evento critico. Infine, a ciascun partecipante, è offerta la possibilità di confrontarsi con il gruppo sulle strategie migliori per affrontare la complessità della vita in due case, la frequentazioni di più adulti di riferimento, la relazione con i “nuovi” fratelli, ma anche con l’impossibilità di cambiare le cose!
Vivere un’esperienza di legame positivo con un gruppo di pari che hanno vissuto la stessa situazione, poterla condividere, scoprire di non essere soli, ma avere dei compagni di viaggio di cui ci si può fidare (grazie anche alla presenza di un adulto), avvia un processo di ricostruzione della fiducia nei legami, nella possibilità di restare uniti al di là del conflitto.
4. Le tematiche di lavoro
Ogni incontro di gruppo permette di affrontare tematiche diverse quali, ad esempio, gli attori sulla scena della separazione, il conflitto, la comunicazione della separazione, la relazione con il genitore non coabitante, i nuovi compagni dei genitori, i nuovi fratelli, i nonni vecchi e “nuovi”, lo spazio di potere dei figli nelle decisioni familiari ecc…
Questi argomenti (non rigidamente stabiliti a priori) prendono voce attraverso le parole dei bambini, la lettura delle pagine di un libro o sono espressi attraverso il disegno, la scrittura individuale o di gruppo, la drammatizzazione o la visione e il commento di immagini e filmati.
Lo scambio verbale nel gruppo permette non solo di ricordare eventi o emozioni del passato, ma di soffermarsi sull’oggi e di prefigurarsi situazioni future.
Il compito del conduttore è non solo quello di permettere l’enunciazione di un fatto e delle emozioni che lo accompagnano, ma di aiutare il gruppo ad individuare strategie di fronteggiamento nel quotidiano.
5. Gli attrezzi del mestiere
La parola è la risorsa principale, a cui si affiancano il disegno, il collage, i cartelloni, i burattini, i libri, i film, i giochi di ruolo… Si fa costruire ai partecipanti il cartellone delle due case, si scrive insieme una Lettera al gruppo dei genitori, si mette a disposizione una scatola dei segreti”.
Per riassumere, i punti forza di un Gruppo di Parola sono:
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mettere parole sull’evento drammatico della separazione, affinché non diventi tragedia
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avviare un percorso di senso degli eventi successi (litigi e separazione tra adulti, uscita di casa di un genitore, nuova organizzazione familiare, arrivo di nuovi personaggi sulla scena)
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far intravedere che alla sofferenza del tempo presente si può far fronte utilizzando il discorso, la parola, e non ricorrendo solo all’azione che rivolge l’aggressività verso se stessi o gli altri
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fare esperienza di legami di “fiducia” con altri soggetti coinvolti in situazioni analoghe a continuare a sperare nella possibilità di curare i rapporti e costruire nuove relazioni
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riacquistare la speranza nella possibilità e nella capacità di fronteggiare gli eventi quotidiani con maggiore consapevolezza della loro immutabilità.